Cercando l'avvenire - Nunzio Gambuti

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Cercando l'avvenire

La mia anima

CERCANDO L'AVVENIRE
Molta gente guarda la vita con gli occhi della speranza
di Nunzio Gambuti



La corriera svoltava alla curva della Sorgente e Roma era ancora troppo lontana, mentre mi voltavo indietro ancora una volta a guardare quelle ultime case e quel lungo viale dove gli alberi fatti ad arco lasciavano intravedere il cielo. E'  la luce rossa di un semaforo che mi riporta indietro  nel tempo, quando nello sguardo di un uomo con la pelle scura rivedo un'amarezza somigliante alla mia di allora. Ormai è un'abitudine, un'immancabile quotidiano appuntamento, e Jeremy sembra quasi  che stia lì ad aspettarmi, a quell'angolo di via dell'Almone. Per lui non è poi tanto importante che io compri necessariamente qualcosa, lui trova importante il mio saluto e le nostre poche chiacchiere, e allora ti accorgi che un sorriso, a volte,  ha il costo soltanto di un caffè. Già, perché non vi ho ancora detto che Jeremy è uno dei tanti extra - conunitari che ogni giorno si incontrano ai tanti semafori delle nostre città, che, per mille lire o poco più ed a volte anche per  molto meno, si offrono di lavarti i vetri della macchina oppure di venderti un accendino o un pacco di fazzolettini di carta, oppure un mazzo di rose. Anche se a volte, per qualcuno, quell'insistenza può sembrare arroganza, arroganza non è. Per  chi ha la strada come casa, l'estate è sempre troppo calda e l'inverno è sempre troppo freddo.
Roy, invece, viene dallo Sri-Lanka, la vecchia isola di Ceylon, lui era sergente nell'esercito del suo paese fino al giorno in cui gli ordinarono di sparare. A quell'ordine Roy rispose: no. No, perché non c'era niente da difendere e niente da conquistare  ma soltanto la bramosia di potere di una fazione contro un'altra. E così Roy lasciò l'esercito e adesso fa il lavamacchine presso un distributore di benzina, dove io l'ho conosciuto. Ricordo la prima volta che l'ho incontrato, abbiamo parlato di  lui, del suo paese, della sua famiglia: grazie al mio lavoro, mia figlia può frequentare una scuola importante e la mia famiglia vivere decorosamente, mi ripeteva con un velato orgoglio malato di malinconia. Ci salutammo stringendoci la mano. Di tanto  in tanto capita che io passi da lui, e ogni volta trovo interessante ascoltare una parte della sua storia, mentre cerco di capire quali pensieri affollano la sua mente, quando la solitudine e la nostalgia ti mordono l'anima, in quelle ore di un giorno  di festa che non passano mai o quando la sera si torna a casa e non trovi nessuno ad aspettarti.
Dicono che i sogni muoiono all'alba, ma per Violetta, una giovane donna dell'ex Jugoslavia, il suo sogno è durato anche meno di una notte.  Per lei è bastato  il calare della sera, appoggiata ad un lampione di un marciapiede. La sua è una storia scritta e sentita mille volte, ma altre mille volte ancora saremo costretti a sentirla. Ha creduto in un sogno, portandosi dietro quel poco  che la guerra le aveva risparmiato, ma i suoi occhi di mare sono stati traditi da un angelo azzurro e da tante promesse. Ora ha imparato che gli angeli non volano fuori dal Paradiso, e rimane sotto quel lampione ad aspettare un uomo normale che sappia  cancellare le sue paure ed insieme correre lontano.

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