Dame e cavalieri - Nunzio Gambuti

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Dame e cavalieri

La mia anima

DAME E CAVALIERI

Realtà di ieri e favola di oggi

di Nunzio Gambuti



Vivevo ancora il tempo delle favole e in quegli anni l’inverno era davvero freddo, quasi a somigliare al cuore di un uomo quando nasconde una malinconia. Per noi bambini c’era soltanto la strada, la televisione era ancora lontana, e lontano era tutto il resto, di quel mondo di giochi che, oggi, quasi ogni bambino si trova tra le mani. La sera d’inverno, si sa, scende presto, così si chiudeva la storia di un giorno sempre uguale. Eppure, vi sembrerà strano, ma quasi a sembrare abitudine, aspettavo la sera come se ogni volta dovessi incontrare qualcuno. Questo qualcuno esisteva davvero, ma solamente nella mia fantasia. Consumata la cena, correvo a sdraiarmi sul letto, con gli occhi chiusi ma senza dormire. Qui iniziava la mia strana fuga dalla realtà. Mi immaginavo vestito con un’armatura da cavaliere che incontrava una fanciulla dai capelli scuri, e poi duellante nelle giostre di corte e difensore dei poveri e di aspri duelli per soccorrere qualcuno aggredito. Le ore andavano via ad una ad una fino a quando non venivo sconfitto dal sonno. E così ogni sera la stessa scena, con l’inverno che si faceva sempre più freddo e magari fuori stava anche piovendo. Forse è per questo che, ancora oggi, sono rimasto un sognatore. Allora non conoscevo, né potevo conoscere, la storia della Gerusalemme Liberata, di Rinaldo, di Tancredi e Clorinda, né di Tristano e Isotta o Lancillotto e Ginevra, eppure mi sentivo parte di quel mondo. Ma è ancora più strano, che in quel mondo mi ci senta ancora adesso, come ancora adesso mi sento di essere davvero quel cavaliere di allora. Certo non è più il tempo delle spade e ci vestiamo in modo diverso, ma il cuore che è dentro di noi è lo stesso. Come ci appare difficile districarsi in una conflittualità di idee, quando le parole non hanno costo e ognuno ne usa quante ne vuole, ma ancora più difficile è non capire che vivere è avere sempre qualcosa da sognare. Così sempre più spesso ti senti fuori posto, e fuori posto si sentono le tue idee, i tuoi sentimenti e ogni cosa in cui credi, e come ti senti fuori posto quando ti chiedono di esprimere a metà le tue emozioni. Sempre più spesso ci dimentichiamo di essere noi, con la paura di vivere fuori ciò che portiamo dentro, perché ci vuole meno coraggio a dare conto agli altri che non a se stesso. Ma io ritorno cavaliere di allora, con le mie speranze e le mie illusioni, vicino a quella voce che non fa rumore, e chiamo amore ciò che amore è.

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