Helen: una bambina che non guardava mai il cielo - Nunzio Gambuti

Vai ai contenuti

Menu principale:

Helen: una bambina che non guardava mai il cielo

La mia anima

HELEN: UNA BAMBINA CHE NON GUARDAVA MAI IL CIELO
di Nunzio Gambuti




Questa è una storia nata inizialmente per durare soltanto qualche giorno, ma nessuno può sapere con certezza cosa accadrà domani, fino a quando domani non  sarà già ieri. Helen aveva appena sette anni quando io l’ho incontrata per la prima volta. Ricordo ancora quella sua figura così esile e quegli occhi che sembravano così  grandi per quanta paura c’era dentro. Anna continuava  a carezzarle i capelli, in un gesto pieno d’amore, perché questo era l’unico linguaggio possibile di quel momento. Helen non era mai stata in Italia prima di allora, così come non era mai stata in nessun'altra parte del mondo, e come  un cucciolo d'animale impaurito se ne stava rannicchiata sul sedile posteriore della macchina. Era così difficile immaginare e capire  in quel momento, perché anche una carezza, a volte, le facesse paura. Ci sono cose che sembrano così lontane  da noi, dalla nostra realtà  che quasi quasi  pensiamo che non esistano, finché un giorno non ti ci trovi dentro all’improvviso, quando, così per caso, ti trovi ad osservare dei bambini e ti accorgi che questi chi sa perché non guardano  mai il cielo. Quel giorno Anna, assalita da un insieme di emozione ed ansia, si sentiva il cuore in gola e lo manifestava tormentandosi continuamente le labbra. A casa Helen non volle toccare cibo e andò a rinchiudersi nella stanza che le avevano preparato,  senza dimostrare troppo interesse per le cose che vi si trovavano, tranne che per un pigiama rosa, che non volle comunque indossare. Si appoggiò sul letto ed in poco tempo si addormentò. Anna di tanto in tanto, senza far rumore, andava a controllare  che tutto fosse in ordine e fu tale la sorpresa quando la trovò addormentata sul tappetino accanto al letto. Con tenerezza amorosa, la sollevò, la rimise a letto e dopo averle rimboccate le coperte le rimase accanto ancora un poco. Al mattino successivo  quando Anna entrò nella stanza trovò Helen già sveglia, e notò che per la prima volta i suoi occhi erano interessati a tutto quello che aveva intorno. Aveva fame. Dopo colazione uscì con Anna a fare una passeggiata, addosso aveva quel pigiama   rosa. Può apparire strano che una bambina consideri un pigiama come il vestito più bello, ma chi non hai mai avuto niente può non essere capace di capirne la differenza, quando non sa che oltre la miseria e l’abbandono può esserci  un mondo dove si vive in maniera diversa. Sono passati quasi nove anni da allora, Helen non è più ripartita. Ieri tornando a casa aveva un regalo ed una rosa per Anna: ieri era la festa della mamma. Forse oggi, nella mente di Helen, Chernobyl è  davvero un ricordo lontano.

Torna ai contenuti | Torna al menu