Isacco siamo noi - Nunzio Gambuti

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Isacco siamo noi

La mia anima

Agosto 1997

ISACCO SIAMO NOI
Le tante cose che in questi anni ci hanno cambiato
di Nunzio Gambuti  



L'Angelo del Signore fermò la mano di Abramo che si apprestava a sacrificare a Iahvé il figlio Isacco. Se non fosse per la sacralità dell'argomento, potrei immaginare l'episodio scaturito da quella nota trasmissione televisiva di RAI 3 "All'ultimo  minuto". Ma la Bibbia non è un fatto di cronaca. Con Abramo e Isacco, la Bibbia ci fa conoscere il  travaglio interiore più profondo dell'umana esistenza, nella conflittualità che contrappone il sentimento di un padre verso il figlio e la fede  di un uomo verso  Dio. E' per questo che ci chiediamo ancora una volta: perché Dio, che può conoscere tutto ciò che è dentro di noi, abbia voluto sottoporre Abramo ad una così dura prova. Nella fede di chi crede troviamo la risposta: Dio  ha voluto così. Questo può anche bastare come risposta. Ma non ci sarà mai una risposta altrettanto convincente quando ogni giorno, tutti noi, a volte inconsapevolmente, veniamo sacrificati sull'altare di un egoismo politico e sociale, e ci chiediamo  ugualmente: perché? Ed in questo, vi giuro, il buon Dio questa volta non c'entra. La civiltà di un paese non si misura con la storia del suo passato ma con la realtà e la capacità con cui sa vivere il presente. Non è difficile, guardandosi  intorno, capire quanto è povero il nostro presente. Se non riesci più a capire chi è Caino e chi Abele e perché ammazzare e rubare non più reato. Se hai paura di chi ti cammina a fianco perché potrebbe essere un ladro o uno stupratore.  Se ti accorgi che i ragazzi, stranamente, hanno imparato a camminare davanti al tempo, il loro giovane tempo che a volte non sono più capaci di vivere nella pienezza del loro momento. Se ti chiedi perché una donna non può essere la stupida pubblicità  di un detersivo. Se troviamo così importante raccontarsi in qualche salotto televisivo, tra finti amori e ripicche, per un anelito di protagonismo senza senso, in una storia vuota di sostanza. Se dimentichiamo facilmente chi è stato ucciso oppure  si è ucciso perché non si è piegato al ricatto, quando la paura non è più padrona del silenzio. Se non riusciamo a capire dove un figlio trova tanto coraggio da poter uccidere un padre soltanto per una questione di soldi, o la disperazione  di quel padre che uccide il figlio perché tossico dipendente, dopo aver consumato tutte le sue speranze per poterlo salvare. E ci chiediamo ancora perché continuiamo a giocare ad uccidere lanciando sassi da un cavalcavia, e poi morire dietro una  curva, in una folle corsa, alla ricerca soltanto di una emozione. Se il metro che ci misura è il denaro, davanti al quale ci spogliamo, senza pudore, di tutta la nostra dignità, e ci troviamo ad essere poveri pensando di essere ricchi. E'così,  è proprio così che noi consumiamo fino in fondo il nostro olocausto, che si compie una, due, cento volte nella nostra quotidianità, come un qualsiasi prodotto usa e getta. Tu lo sai che non ci sarà mai un Angelo del Signore a fermare il corso  delle cose, e che continueremo, per abitudine, a coabitare nel degrado di una moralità di comodo. E allora ti senti architrave di inutili illusioni, ma comunque pronto a sostenere l'insostenibile, perché, nonostante tutto,  tu ci credi ancora.

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