L'orsacchiotto di peluche - Nunzio Gambuti

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L'orsacchiotto di peluche

La mia anima

L'ORSACCHIOTTO DI PELUCHE
di Nunzio Gambuti  



Natasha aveva il naso all'insù già da un pò. Si vedeva proprio che i suoi occhi erano rimasti incantati davanti a quel orsacchiotto bianco di peluche. Anch'io la stavo osservando da un po’, incuriosito da quel maglione che  indossava, lungo così tanto che le arrivava fin sotto le ginocchia, e poi quelle maniche penzoloni anch'esse lunghe più di un palmo che le nascondevano le mani e le facevano da guanti. Ai piedi aveva delle scarpe di tela, le stesse che in genere  si usano soltanto d'estate. C'era aria di festa quella mattina, e Piazza Navona sembrava ancora più bella. Lì accanto, Valeria, con una insistenza quasi supplichevole, chiedeva: me lo compri papà? Ti prego me lo compri? Ad una iniziale resistenza,  più apparente che di sostanza, seguì un sospirato: si va bene. Valeria se lo accarezzava e se lo cullava, con tanto amore, come soltanto i bambini sanno fare. Natasha, dapprima timidamente, poi con un pò più di coraggio, le si avvicina: me  lo fai accarezzare? Mi piacerebbe tenerlo un pò. Valeria, sorpresa da quella richiesta, con l'ingenuità… che è propria dei bambini, rispose: perché non te lo fai comprare anche tu dal tuo papà…? Il mio papà…, continuò  Natasha, è andato lontano, mamma dice che forse non tornerà… più. All'improvviso Valeria si accorse di quanta tristezza c'era negli occhi di Natasha, di quel suo maglione buffo e di quelle maniche penzoloni. Restò in silenzio per qualche  istante, poi.... prendilo, è tuo, te lo regalo. Ma... tu... balbettò Natasha. Io ce l'ho già…, disse Valeria, anche se questo non era vero. Natasha, felice, si allontanò correndo, finché non sparì tra la folla. E mentre Valeria  continuava a cercarla con lo sguardo, una colomba, stranamente, le si posò su una mano. Qualcuno, forse, era venuto a dirle: grazie.

 
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